Credit: Courtesy Mobile Design Agency 

Da diversi anni i progettisti più visionari hanno iniziato a sperimentare l’uso della fabbricazione digitale applicata all’architettura, trovando negli allestimenti artistici la giusta dimensione che gli ha permesso interessanti sperimentazioni. I padiglioni (sia per eventi culturali che commerciali) realizzati principalmente attraverso la stampa 3D hanno iniziato a fare la loro comparsa nei primi anni della seconda decade degli anni duemila. Il primo padiglione interamente stampato in 3D è stato echoviren pavilion (2013; Oakland, CA, USA) di Smith|Allen studio. Due anni dopo Vulcan (2015, Pechino, Cina) padiglione creato in occasione della Beijing design week 2015, entra nel Guinness world record come la struttura architettonica stampa 3D più grande del mondo. Questo dimostra l’interesse globale verso queste tecnologie e la rapida evoluzione tecnologica applicata alla manifattura digitale, oggi ormai matura al punto di trovare applicazioni concrete e non più solo sperimentali.
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  Vulcan (2015, Pechino, Cina) padiglione creato in occasione della Beijing design week 2015

Credit: Courtesy of Laboratory for Creative Design and Beijing Design Week

Deciduous

Deciduous è il padiglione progettato da MEAN (Middle East Architecture Network) per l’evento Art Nights svoltosi presso il Dubai International Financial Center ed è stato interamente fabbricato digitalmente.
Il concept del padiglione si ispira agli alberi che ciclicamente nella stagione autunnale perdono le foglie. Il tema dell’evento per il 2019 era l’Autunno, Deciduous è l’interpretazione dello studio MEAN*, anche alla luce dell’attenzione dell’amministrazione di Dubai sulla stampa 3D come tecnologia sostenibile. È un tentativo di esplorare le potenzialità della stampa 3D attraverso l’ibridazione di materiali come plastica e cemento, per contribuire alla visione dell’Emirato di una crescita dell’edilizia sostenibile entro il 2025.
Deciduous infatti è composto da un ibrido di tre diversi materiali sostenibili, attraverso l’uso di tre tipologie di manifattura digitale: pavimento in compensato di betulla fresato con CNC, base in calcestruzzo stampata in 3D roboticamente e una serie di steli ramificati in PETG stampati 3D.
Il PETG è un polimero plastico riciclato, in questo caso ne è stata utilizzata una quantità pari a 30,000 bottiglie d’acqua riciclate.
Il padiglione è progettato in modo da ricomporsi in parti interconnesse in loco, senza l’uso di macchinari pesanti ed è completamente prefabbricato fuori sede. La modellazione computazionale ha permesso di concepire e quantificare il progetto a un livello di dettaglio ottimale nel rispetto dei parametri e dei vincoli della stampa 3D robotizzata di grande formato.

Cloud Pergola / The Architecture of Hospitality

I wanted the pavilion to push the boundaries of the aesthetics, spatial and tectonic consequences of emerging paradigms of augmented intelligence at the cross-over between architecture, art, and engineering by presenting a full-scale pergola structure made using 3D robotic fabrication and automated design protocols. The Cloud Pergola was envisioned as a paradigm for what architecture should stand for in the 21st century. Bruno Juričić

Il padiglione Croato per la Biennale di Venezia del 2018, Cloud Pergola, è la rivisitazione in chiave moderna della classica tipologia mediterranea del ‘pergolato’, che è stato trasformato in un insolito e futuristico bosco di alberi a traliccio. 

L’installazione, progettata degli architetti Alisa Andrasek e Bruno Juričić utilizza modelli computazionali, fabbricazione digitale e big data, come mezzi per creare un nuovo tipo di struttura spaziale: una microstruttura n-dimensionale che mette in relazione dinamica le forze naturali e l’intervento umano. Catturando matematicamente la complessità e la bellezza della formazione delle nuvole. L’installazione integra i dati meteorologici specifici del sito in cui si trova in una sintesi di nuova tettonica, porosità complessa, filtraggio della luce e proiezione delle ombre.

Cloud Pergola misura 3,3 m di altezza e copre un’area di 57,6 m2, rendendola una delle strutture più grandi e complesse al mondo stampata interamente in 3D da un braccio robotico. Formata da 300 chilogrammi di plastica biodegradabile, la struttura è formata da voxel (l’equivalente tridimensionale del pixel) orientati lungo un campo di vettori progettati utilizzando un sistema multiagente. L”organizzazione Arup ha fornito una guida strutturale in tutte le fasi della progettazione nella definizione dei voxel e nell’analisi della complessa struttura composta da oltre 100.000 elementi estrusi. Arup ha collaborato con il team di produzione 3D di Ai-Build per sviluppare una semplice sequenza di assemblaggio per il pezzo complesso e delicato che è destinato a visitare vari spazi espositivi dopo il suo passaggio alla Biennale di Venezia 2018.

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  Cloud Pergola / The Architecture of Hospitality at the Croatian Pavilion
Credit: Courtesy brunojuricic.com

Aguahoja

Gli esseri umani costruiscono da migliaia e migliaia di anni con mattoni , malta , acciaio e vetro ma negli anni hanno realizzato molti altri materiali come la fibra di carbonio e la plastica che hanno avuto ripercussioni sul pianeta. E’ possibile trovare un’alternativa a certi prodotti? Se vogliamo sopravvivere non abbiamo altra scelta. Neri Oxman, TED 2015

Neri Oxman Architetto, designer e docente presso il MIT di Cambridge, è famosa per la sua continua ricerca nell’ecologia materica applicata all’architettura. La sua ricerca si basa sulla Material Ecology, ovvero, partendo da materiale organico si costruiscono, attraverso processi di biologia sintetica, altri prodotti in grado di funzionare e reagire al mondo esterno in autonomia, proprio come gli esseri viventi. Avvalendosi delle più avanzate tecnologie di fabbricazione digitali è in grado di realizzare queste sue idee al limite dell’utopia. 

Aguhoja è il padiglione realizzato da Oxman e The Mediated Matter Group, si trova nella lobby del MIT Media Lab (Cambridge, Massachussetts) ed è già stato acquistato dal MoMa di San Francisco. Consiste in un padiglione realizzato attraverso la fabbricazione digitale e con l’uso dei materiali più abbondanti sul nostro pianeta. La ‘pelle’ del padiglione e la sua struttura sono realizzate con un materiale biopolimerico ottenuto dalla combinazione di cellulosa, chitosano, pectina e carbonato di calcio stampato in 3D, elementi organici che derivano da gusci di gamberetti, esoscheletri di insetti e foglie morte. Questo particolare materiale-organismo è capace di catturare l’anidride carbonica, migliorare l’impollinazione, incrementare i microrganismi del suolo e fornire sostanze nutritive. Al termine del suo ciclo di vita, questo materiale che compone il padiglione, può essere programmato per trasformarsi in acqua , restituendo così tutti i suoi elementi costitutivi al loro ecosistema naturale, aumentando i cicli di risorse che ne hanno consentito la creazione.

https://oxman.com

  Neri Oxman e The Mediated Matter Group / Aguahoja  
MIT Media Lab Lobby, Cambridge, Massachussetts